La Teogonia di Esiodo descrive le Ninfe del Tramonto come Figlie della Notte, ma la mitologia greca le ha volute anche figlie di Zeus e Temi, Teti e Oceano, Forco e Ceto. La versione più accreditata le vede figlie di Atlante ed Esperide.
Il loro numero è incerto, pare comunque che fossero tre, Aretusa, Egle ed Espere, e che vivessero ai confini del mondo, ai piedi del cielo retto dal padre Atlante, in un giardino dove cresceva l’albero dai “pomi d’oro”, custodito dal drago Ladone, figlio di Tifone e Echidna. La leggenda
La dea Terra (Gea) per onorare le nozze tra Era e Zeus produsse degli alberelli rigogliosi dai Pomi aurei, emblema di fecondità e amore. Un bene assai prezioso e da presevare. Giove, infatti, timoroso di un loro possibile furto, decise di custodirli in un meraviglioso giardino, sorvegliato dalle Esperidi.Eracle, l’Ercole dei Romani, per volere di Euristeo dal quale avrebbe ottenuto l’immortalità, nella sua XI fatica ebbe come compito quello di rubare i preziosi pomi. Il mito, nella versione di Apollodoro, racconta che Eracle, consapevole del desiderio del padre delle Esperidi di cogliere i pomi, gli giocò un inganno, offrendosi al suo posto come reggitore del cielo: Atlante rubò i pomi, ma una volta compiuto il furto, Eracle, con la scusa di prendere un cuscino da porre sulle spalle, lo richiamò a reggere il celeste fardello. Atlante ingenuamente acconsentì, posò i pomi per terra e recuperò l’ingente volta, mentre il vigoroso eroe afferrò i pomi e li consegnò ad Euristeo.
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