lunedì 23 agosto 2010

Igor Sibaldi - Libro delle epoche


L'autore ci spiega che gli anni 2006-2012, quelli della Ribellione, coincidono con gli anni tra il 1934 e il 1940, quando è iniziata la Seconda Guerra Mondiale. Che cosa succederà dopo il 2012? Le previsioni apocalittiche sul 2012 sono soltanto un aspetto della «teoria della fine», che da qualche decennio viene elaborata in Occidente da scienziati, filosofi ed economisti. Ciò che davvero sta perfinire, in base a tutti gli indicatori, è un tipo di civiltà: un modo di intendere il mondo e l'uomo.

In questo libro, Igor Sibaldi spiega come, perché e quando precisamente finisca una civiltà, e soprattutto come vivere meglio e più intensamente senza di essa. Ciò che chiamiamo «civiltà», afferma l'autore, è in realtà un potente Soggetto Collettivo, che vive e si rafforza a spese della libertà dei singoli individui. Assume molte forme: coppia, famiglia, azienda, partito, religione, Stato, e ciascuna di queste forme determina e danneggia la nostra capacità di ricordare, di amare, di decidere.

Sibaldi analizza in particolare la Civiltà Occidentale, cosi come si è formata dal 1760 a oggi: ne descrive il carattere, i pregi, i feroci difetti nel loro manifestarsi epoca dopo epoca, in cicli sempre uguali. Mostra come il Soggetto Collettivo abbia facilitato il successo di alcuni, da George Washington a Mussolini, fino a Obama, e la rovina di altri; come abbia «deciso» guerre e destini di popoli; come intervenga quotidianamente nella vita di ognuno di noi. E ne racconta i precedenti: le nascite e i tramonti delle civiltà sono infatti un argomento antico: già duemila anni fa se ne discuteva appassionatamente.

Uscire da questo Soggetto Collettivo è, d'altra parte, più semplice di quanto si creda. Occorrono soltanto lucidità, apertura interiore e un po' di coraggio, per scoprire gli orizzonti pratici di un'evoluzione personale, diversa da quella dei moltissimi che le Civiltà trascinano, ogni giorno, via da se stessi.

Libro delle Epoche - Igor Sibaldi - Frassinelli Editore

mercoledì 18 agosto 2010

S'impenna il bio: ogni giorno 12 nuovi produttori.












Sono state pubblicate le cifre sull'evoluzione dell'agricoltura biologica in Francia. Secondo il ministero dell'agricoltura il settore: " Ha il vento in poppa, e la tendenza si conferma nel 2010, tanto che tra gennaio ed aprile, 1.500 nuovi produttori si sono lanciati nella conversione "in AB", cioè più di 12 al giorno! ". 16.446 aziende agricole francesi (+ 23,7% rispetto al 2008), sono impegnate in agricoltura bio. Coltivano una superficie di 677.000 ettari (+ 16% rispetto al 2008). Le superfici in corso di conversione, passano da 81.500 ettari nel 2008 a 151.800 ettari nel 2009. La maggior parte delle superfici bio sono pascoli per l'allevamento, ma il ministero francese sottolinea che sono in crescita tutte le produzioni, in particolare l'ortofrutta (rispettivamente + 39% e + 20% nel 2009). Ma non sono rose e fiori per tutti i settori; per il latte, ad esempio la produzione rimane marginale e stenta a trovare un proprio mercato. Dal 2004 numerosi agricoltori sono ritornati al convenzionale a causa delle costrizioni tecniche e dei costi di raccolta elevati. Se diminuiscono i produttori aumentano i capi di circa il 3,7% anche se il bio bestiame rappresenta una percentuale minima sul nazionale: solo l'1,6%. Il mercato del biologico negli ultimi quattro anni è raddoppiato, ma resta il problema della mancanza della produzione nazionale e oltre al problema di produzione, sembra prendere piede anche quello dei prezzi. La grande distribuzione cavalca l'onda offrendo prodotti biologici a prezzi stracciati - Pioniera Monoprix seguita da Carrefour, ora Auchan propone 50 prodotti alimentari certificati bio a meno di un euro - preoccupando i produttori che temono la forte dipendenza dalle importazioni e l'imposizione di tariffe che non remunerative. Oggi il 45% dei prodotti bio viene distribuito al di fuori della GDO e l'iniziativa dei supermercati potrebbe contribuire a democratizzare questo mercato che, però, rimane ancora marginale (3 miliardi di euro nel 2009, cioè meno del 2% del consumo alimentare delle famiglie francesi, che ammontata a 140 miliardi). L'offerta del biologico è inferiore alla domanda, l'offensiva della grande distribuzione si traduce in un aumento delle importazioni, che rappresentano già il 38% (in valore) dei prodotti consumati. Ma, anche i prodotti bio - se importati - possono creare problemi a chi è interessato a limitare la propria impronta di carbonio. Così un numero sempre crescente di consumatori si chiede se è meglio comprare bio importato, o locale convenzionale che permetterebbe anche di stabilire un legame diretto tra agricoltori e consumatori… In Francia il locale potrebbe rimpiazzare il bio?

Fonte:http://www.agricolturanuova.crol.it/index.asp?id=284&edizione=20100704&idTabella=">

giovedì 5 agosto 2010

La Torba.


Per torba, si intende il prodotto derivante dalla decomposizione anaerobica di tessuti vegetali. In presenza di ossigeno, la decomposizione dei tessuti vegetali è veloce e pressochè completa. in tal caso, si parla di humificazione.In ambienti caratterizzati da elevate precipitazioni, oppure caratterizzati dalla sommersione semipermanente, per effetto dell'elevato livello delle falde freatiche, si generano le condizioni di anossia favorevoli al processo di torbificazione. Le torbiere sono ambienti caratterizzati da grande abbondanza di acqua (acquitrino o palude) in movimento lento ed a bassa temperatura, in tale ambiente si sviluppa una vegetazione prevalentemente erbacea tipica di luoghi umidi, briofite (muschi) ma anche Gramineae (graminacae), Cyperaceae ed altre.In ambiente umido e freddo in presenza di consistenti quantità di composti tannici e di sostanze acide, l'attività dei batteri che naturalmente degradano la sostanza organica viene fortemente inibita, per di più l'ambiente limoso e con scarsa circolazione di acqua e quindi povero di ossigeno rende inospitale l'ambiente per i microrganismi. Il materiale vegetale che deriva dal ciclo biologico delle piante che vivono nella torbiera, tende quindi progressivamente ad accumularsi in strati dando origine alla torba, unitamente a resti di animali come gli insetti. In certe condizioni, prevalentemente in climi umidi e freddi in ambiente acido anche la decomposizione dei tessuti animali viene completamente inibita, conservando in modo spesso stupefacente manufatti, animali morti e resti umani. Sono celebri i cadaveri ritrovati in Europa settentrionale, vittime spesso di sacrifici umani e conosciuti col nome di "mummie di palude". Poiché il processo di formazione è favorito dalle basse temperature e condizionato dal rapporto tra precipitazioni ed evapotraspirazione, la diffusione delle torbiere è molto maggiore nelle zone settentrionali d'Europa a clima piovoso e temperato e nelle zone alpine, mentre sono progressivamente meno frequenti nelle aree più calde e pressoché assenti nelle regioni mediterranee. L'interesse geobotanico per le torbiere in queste aree è particolarmente elevato proprio perché in esse vengono ospitate specie vegetali artico-alpine al limite meridionale della loro distribuzione.

Il criterio di classificazione delle torbiere si riferisce alle modalità di formazione e alle associazioni vegetali che in esse si instaurano e ne determinano lo sviluppo.

Torbiere alte ( torbiere ombrogene o sfagneti) sono definite quelle in cui la massa organica tende a formare cuscinetti che si innalzano rispetto alla falda. Dal punto di vista idrico sono alimentate prevalentemente dalle precipitazioni meteoriche che, praticamente prive di nutrienti, determinano una situazione di carenza di nutrienti minerali (oligotrofia) alla quale si adattano solo poche specie vegetali ed in particolare gli sfagni. Questi stessi contribuiscono a rendere inospitale l'ambiente per altre specie vascolari poiché il loro particolare meccanismo di assorbimento dei sali minerali porta ad un'ulteriore acidificazione del terreno.

Torbiere basse (torbiere a tappeto o cariceti) sono quelle che mantengono invece un profilo orizzontale. L'alimentazione idrica proviene prevalentemente dal suolo, per scorrimento idrico superficiale e profondo se si sviluppano su pendii (torbiere “soligene”), per risalita della falda freatica se sono localizzate in depressioni del suolo (torbiere “topogene”). La maggiore disponibilità di nutrienti e la ridotta acidità del substrato (che in alcuni casi può risultare anche leggermente alcalino) determinano la presenza di una vegetazione più varia con dominanza di Cyperaceae (Carex spp. e Scirpus ssp.) e Gramineae e con la presenza di muschi appartenenti a generi diversi.

Torbiere di transizione vengono considerate quelle in cui sono compresenti le caratteristiche delle torbiere alte e basse con predominanza delle une o delle altre a seconda della natura prevalente degli apporti idrici, della disponibilità di nutrienti, dell'orografia del suolo e di altri fattori minori.

Le torbe impiegate generalmente nelle coltivazioni provengono dalla decomposizione di briofite appartenenti al genere Sphagnum.

La caratteristica della torba è il pH molto acido, come conseguenza del forte dilavamento dei sali solubili verificatosi negli ambienti di formazione. Costituiscono lo strato più superficiale della torbiera dove i vegetali conservano ancora intatta buona parte della propria struttura. Per queste caratteristiche la torba ha una eccezionale capacità di ritenzione idrica . Il processo di estrazione può essere effettuato mediante taglio ( a blocchi) che ne preserva la struttura e più adatto alla coltivazioni in contenitore piccolo e quello della raccolta per fresatura superficiale cui la struttura che si ottiene è particolarmente adatta per vivaismo. Le aree geografiche di provenienza della torba si identificano nei Paesi Baltici (, Lettonia) , Svezia, Finlandia, Irlanda e in pure anche se di qualità inferiore Polonia, Ucraina Lituania,Estonia, Bielorussia. Successivamente all'estrazione, avviene la selezione delle frazioni granulometriche desiderate .Il materiale viene successivamente confezionato in Big Bales a mezzo di compressione meccanica.

Le torbe vengono classificate secondo il loro grado di decomposizione utilizzandola classificazione secondo il metodo Von Post. La valutazione del grado di decomposizione,

in base a tale criterio, è fondata sull’aspetto dell’acqua fuoriuscita e sulla porzione di materiale sfuggito dalle dita in seguito alla compressione di un campione di torba inumidita e spremuta in una mano. Le classi definite da Von Post sono 10 utilizzando il prefisso H.

Le prime tre classi della scala da H1 a H3 sono considerate torbe bionde, le classi H4 e H5 sono considerate torbe brune ed infine da H6 a H10 sono considerate torbe nere.



Leonardo Lovari

domenica 1 agosto 2010

L' Ideologia del dominio della comunicazione.


Ieri sera, al termine di una giornata impegnativa, ho acceso la televisione per alleggerire la mente. Su Rete4 trasmettevano Life – Lo spettacolo della vita. La puntata, suddivisa in 3 parti, ha messo in onda dei documentari bellissimi su mammiferi, insetti e vegetali.

La qualità delle riprese, l’accuratezza dei dettagli, il fascino esercitato dalla vicinanza a questi mondi sono stati fonte di profondo piacere. Sorprendente poter assistere alla fuoriuscita di acido fenico dal ventre di un insetto poco più grande di una formica. Coinvolgente partecipare alla fatica compiuta dalle mandibole della formica masticatrice per recidere un filo d’erba. Elettrizzante l’abilità di un giovane stambecco nel percorrere la “via sicura” tracciata dalla madre per scendere dal fianco della montagna di roccia. I temi trattati, i vissuti documentati, le specie prescelte erano preziosi e di profondo interesse.


Stefania Perinelli.

Articolo completo su :

http://www.altranatura.it/?p=1100